Dai romantici vampiri di Twilight, ai vampiri del Collegio
Cross di Vampire Knight, fino al Dracula-padre iperprotettivo di Hotel
Transylvania, per citare le sue reincarnazioni più recenti, il personaggio di Dracula ha assunto le più
varie forme e interpretazioni. Ma perché non tornare al personaggio letterario
delle origini, quello da cui sono partite tutte le riletture del mito
vampiresco: il Dracula di Bram Stoker?
Affascinanti, efficaci, accattivanti e spaventosi, gli sviluppi
successivi della leggenda di Dracula sono certamente piatti succulenti per gli
appassionati del genere, ma se si vuole trovare lo spirito vero e autentico di
questa storia è bene prendere in mano e leggere il romanzo ottocentesco di Bram
Stoker.
Forse più conosciute sono le riduzioni cinematografiche della
storia di Bram Stoker, ma nessuna riproduzione sul grande schermo può
eguagliare il piacere di percorrere la storia misteriosa della caccia al
vampiro attraverso le pagine di diario e le lettere dei personaggi del romanzo.
L’opera è infatti interamente costruita sulla trama narrativa del romanzo
epistolare. Il narratore non esiste, ma le singole voci dei protagonisti di
questa avventura, tanto simile ad un incubo, sono lasciate libere di raccontare
i fatti dal proprio punto di vista, senza un’orchestrazione onnisciente, senza
un interprete super partes che
fornisca commenti e chiarificazioni. Il mistero si infittisce per la prima metà
del romanzo. Le osservazioni sugli strani accadimenti che vedono coinvolti
Jonathan Harker, sua moglie Mina, Lucy Westenra, il giovane dottor John Seward,
il professor Van Helsing, l’avventuriero americano Quincey Morris e il giovane
nobile Arthur Holmwood sono confuse, enigmatiche. La scienza sembra non
riuscire nel suo intento di darne una spiegazione, di fornire una chiave
razionale di lettura alla vicenda. Ma quando risulta chiaro che non di semplice
superstizione ma di una lotta contro un essere demonico si tratta, gli
interpreti di questi fatti paranormali si servono delle armi della fede e della
conoscenza per stanare il mostro che minaccia Londra e il mondo intero.
Nel corso della lettura si insinua però un dubbio. Chi è
realmente Dracula? Il carnefice o la vittima? Un essere demoniaco estraneo al genere
umano o l’incarnazione delle pulsioni più nascoste dell’animo di ogni uomo? Questi
quesiti sono affrontati
nell’interessante saggio di Carol A. Senf, premesso all’edizione Oscar classici
dell’opera. In effetti, fa notare Senf, non sappiamo nulla di tutta quanta
questa vicenda se non attraverso le parole dei protagonisti, che spesso
dichiarano i loro timori di cadere nel baratro della follia e che talvolta si
dimostrano poco attendibili, contraddicendosi l’un l’altro. E le loro azioni
sono violente, inesorabili, a ben vedere, non meno mostruose di quelle di
Dracula: un agire simile a quello di un macellaio, dice lo stesso dottor Van
Helsing dopo essersi accanito sui corpi inermi di alcune donne vampiro. I
protagonisti hanno poi i tipici caratteri della classe borghese: sono bene
inseriti nella società, hanno professioni riconosciute e rispettabili. Ci si
può forse chiedere se Dracula non sia allora il principio irrazionale, quella
parte che in tutti gli uomini scatena pulsioni incontrollate e inconsce, considerate
sconvenienti in una società civile. Dracula allora non è tanto un essere
estraneo, ma forse una parte nascosta e istintiva che non è meno insita nella
natura umana della ragione e della coscienza morale.
Questa la lettura data nel saggio di Carol A. Senf, una
lettura sicuramente più complessa e meno immediata di quella che vuole vedere
nella vicenda di Dracula la lotta tra il Bene e il Male, trattata attraverso
una materia tipica del folklore popolare. Un’interpretazione, quella di Senf, sostenuta
dal fatto che nel periodo di stesura e pubblicazione di questo romanzo, il
1896, la psichiatria moltiplica e approfondisce le sue ricerche: Freud pubblica
soltanto l’anno prima della pubblicazione di Dracula il saggio Studi sull’isteria.
Sono esattamente questi gli anni in cui gli uomini scoprono che la loro
esistenza è condizionata da una parte dell’io sotterranea e nascosta, esterna
allo stato cosciente e estranea al controllo della ragione: l’inconscio.
Concludo riportando le battute finali del saggio di Carol A.
Senf: «Dracula, dunque, ci svela il volto invisibile allo
specchio, e il messaggio inviato da Stoker è simile al passo del Giulio Cesare in apertura di questo
saggio, il quale potrebbe essere parafrasato nel seguente modo: “ La colpa,
caro lettore, non è nei nostri nemici esterni, ma in noi stessi”».
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