Oggi, domenica
8 settembre, è l’ultima occasione per visitare la mostra “Modigliani, Soutine e
gli artisti maledetti” ospitata dalla primavera scorsa nelle sale di Palazzo
Reale. Un allestimento che dedica ai capisaldi della stagione artistica di
Montparnasse, Modigliani, Utrillo, Soutine, intere sale. A dominare gli
ambienti il colore viola, scelto per esprimere il carattere estremo che caratterizzò
le vite di questi artisti.
Qui di seguito
almeno cinque buoni motivi per non perdere quest’ultimo giorno di mostra, per
chi non l’avesse ancora visitata.
1) La possibilità di vedere un
consistente numero di capolavori mai esposti prima in Italia, che fanno parte
della ricca collezione di Jonas Netter. È grazie all’illuminata passione per
l’arte, il cui timone fu governato dall’esperto mercante d’arte e poeta polacco
Léopold Zborowski, che una privata collezione parigina è diventata
un vibrante museo dei cosiddetti “anni folli”, la
stagione che animò il quartiere parigino di Montparnasse nei primi del
Novecento.
2) Le vedute dipinte da Maurice Utrillo.
Talentuoso figlio della pittrice e modella Suzanne Valdon, Utrillo fece della
strada la sua casa, il suo atelier, la sua vita. Nelle piazze, nei palazzi,
nelle vie, nelle strade, nei muri dipinti nei suoi quadri Utrillo infondeva la
sua linfa vitale, il suo talento, la sua ansia di vita, in un’identificazione
totale con i luoghi in cui si muoveva la sua anima abbandonata ed errante.
3) Gli introspettivi ritratti di Modigliani, figure ieratiche che
esprimono una costante malinconia e un senso di solitudine non angosciosa, ma
piena di melodia, tenerezza e bellezza. Tra questi volti spicca il delicato
ritratto “La bambina in azzurro”, uno dei rari dipinti di Modigliani in cui il
soggetto è raffigurato a figura intera e in cui i famosi occhi senza pupilla,
rivolti verso l’io interiore del personaggio ritratto, sono sostituiti da uno
sguardo ipnotico di azzurro acceso, cristallino.
4) La pittura sconvolgente e violenta di
Soutine. Soutine viene da un’infanzia crudele, poverissima, è fuggito dal suo
paese d’origine per raggiungere Parigi e dipingere. Soutine realizza dei
ritratti allucinati, materici, folli. Trova ispirazione nella carne in
putrefazione, nel sangue di un bue squartato, nella materia corrotta che si
deteriora e decompone.
5) Il racconto di Corrado Augias che si
può ascoltare nell’audioguida e nel video che conclude la mostra. Corrado
Augias, autore del libro “Modigliani, l’ultimo romantico”, si sofferma in
particolare sul legame tra il pittore italiano e Soutine. E così si viene a
sapere che i due non potevano essere più diversi: Soutine è rozzo, a tavola non
sa comportarsi, si pulisce la bocca con le mani, è selvaggio, quando il
risultato di un dipinto non lo soddisfa squarcia la tela a coltellate, è
sporco, tutti lo evitano; Modigliani è elegante, indossa vestiti vecchi e lisi,
ma li porta come un principe, seduce le donne con la sua bellezza e la sua aria
aristocratica, è amato e sostenuto dalla famiglia d’origine. Tra i due nasce
un’amicizia, grazie soprattutto alla leggendaria generosità di Modigliani che
lo prende sotto la sua protezione e gli insegna alcune elementari regole di
comportamento. Pur così diversi, entrambi sono accomunati dal culto
dell’indipendenza, svincolati da qualsiasi movimento e scuola, ma anche dalla
comune sofferenza e lotta contro un male fisico, la tubercolosi per Modigliani
e l’ulcera per Soutine.
Una mostra ben fatta, in cui sono esposte opere di qualità,
che riesce a restituire in maniera efficace lo spirito di una generazione, quella
degli artisti “maledetti”, di un luogo, la Parigi di Montparnasse e di un
tempo, una breve e fervente stagione agli inizi del secolo scorso.
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