Si
tratta di un artista che molti di voi conosceranno. È famoso in tutto il mondo e le sue opere sono presenti
in moltissime piazze, non solo italiane. Arnaldo Pomodoro nasce nel 1926 nelle
Marche. La sua è un’attività ancora oggi molto ampia. Fece scuola di geometra,
e studi di economia all’università. Grandissima è da sempre la sua passione per
il teatro, a partire dalle tragedie greche di cui si è fatto spesso interprete
attraverso spettacolari allestimenti scenici. Alla fine degli anni ’40
frequenta l’Accademia d’arte e a metà degli anni ’50 si trasferisce a Milano. Arnaldo
Pomodoro lavora con i metalli. Le sue sculture sono caratterizzate dalla
ripresa della figura geometrica (sfere, colonne, cilindri): è questo che
dichiara la sua radice antica, egli dimostra di guardare all’arte di Piero
della Francesca, ma di reinterpretarla in maniera del tutto personale. Le forme
geometriche perfette devono infatti essere distrutte dall’uomo della modernità:
è come se egli dicesse “questa matrice è in me, ma io, uomo della modernità,
non posso non aprire la sfera per vedere cosa c’è dentro”. E infatti la sfera
si apre e lascia vedere ruote dentate, altre sfere, microcip, meccanismi.
Tutte le opere di Pomodoro sono
impostate sulla dialettica tra esterno, liscio, lucido, e interno, ombroso,
acuminato. E inoltre l’esterno lucido riflette tutto ciò che sta attorno
all’opera, che è spesso collocata non in un museo, ma nello spazio urbano.
Sono sculture che parlano del
rapporto tra forma aurea e forma contaminata dell’odierno. I meccanismi, gli
ingranaggi sono l’interiorità: queste lacerazioni sono ferite aperte, ma anche
quel tramite che permette di penetrare la forma geometrica di partenza.
Mirabile la capacità delle opere
di Pomodoro di rapportarsi con l’ambiente circostante come nel caso della
mostra in Piazzale Michelangelo, a Firenze, dove la Colonna del Viaggiatore
dialoga in lontananza con il campanile giottesco. Oppure come nel caso del
2003, quando all’artista è stato chiesto di installare 40 opere nel giardino
del Palais Royal di Parigi: le sue sculture dialogano con la cultura classica
del palazzo e del luogo e si integrano nella vita quotidiana dei passanti.
Da ricordare anche la Fondazione
Arnaldo Pomodoro, fondata a Milano agli inizi degli anni ’90 e, a partire dal
2000 circa, collocata in via Solari, in un ex spazio industriale. Nel 2008 il
luogo vince il premio come miglior riadattamento di uno spazio industriale ai
fini d’arte. All’interno si trova un teatro con scenografia interamente creata
da Pomodoro. Purtroppo questo spazio espositivo è stato chiuso per difficoltà
tecniche, ma leggo sul sito che la fondazione aprirà un nuovo spazio espositivo
in via Vigevano, 9. Un ritorno di cui non si può che essere in trepida attesa!
Un altro luogo a Milano legato ad
Arnaldo Pomodoro è la Sala delle Armi del Museo Poldi Pezzoli. Pomodoro pensa
ad una allestimento di forte suggestione con le armature e armi che sembrano
prendere vita, come in Pomi d’ottone e manici di scopa! Il tutto avvolto in una
luce di penombra studiata per valorizzare i pezzi metallici degli armamenti
militari.
Recentemente ho avuto la fortuna
di poter vedere la mostra “Il teatro scolpito”, allestita a Palazzo Reale di Torino. Si trattava
di un’esposizione di tutto il materiale di scena scaturito dalla sterminata
ricerca sul teatro di questo artista. La mostra è stata una rivelazione, e
l’ingresso era completamente gratuito.
Nella piazza antistante le
sculture a grandezza naturale della scenografia per la tragedia Edipo Re: sulle
piramidi e i coni lucenti d’oro si insinuano segrete e misteriose scritture
geroglifiche che sembrano parlare di verità inconfessabili, destini avversi e
sorti infelici. Temi questi centrali nella tragedia di Sofocle.
Vicino
all’ingresso della prima sala della mostra le splendide ali d’oro di Icaro che
un’illuminazione volutamente variabile faceva risplendere, brillare, o oscurare
fino a farle sembrare di bronzo.
Arcano, enigmatico, magico
l’allestimento pensato per la tragedia Cleopatra, che sembra ricordare un
pianeta sconosciuto o una navicella spaziale, come se la dimensione
spazio-tempo che conosciamo si fosse irrimediabilmente spezzata per le forze
messe in scena. Mi ha ricordato Stargate!
Eleganti, preziosi, pieni di luce
sono poi i costumi che parlano dell’Egitto Antico, di un terra lontana,
esotica, ricca di mistero.
Spero che i contenuti e le
immagini di questo post ti abbiamo interessato! Alla prossima ;)
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Il Carapace di Arnaldo Pomodoro
RispondiEliminaTenuta Castelbuono: degustazioni nella pancia della tartaruga.
Sono andata a visitare i luoghi dove la famiglia Lunelli a tre generazioni "si cura" delle bollicine italiane - le Cantine Ferrari. E' stato chiamato il maestro delle architetture simboliche per creare un guscio speciale alla Tenuta di Castelbuono sulle colline umbre vicino a Bevagna. Questa zona, acquistata dai Lunelli nel 2001 le cosidette "dolci colline" viste da Pomodoro hanno rivelato un'uva prezios: 30 ettari del vitigno Montefalco Sagrantino. Per custodire queste "botticelle e botti" circa sei anni fa è stato chiamato Arnaldo Pomodoro che dalla curvatura delle botti ha preso l'ispirazione per "fabbricare" l'enorme carapace di bronzo. A fianco della immaginifica tartaruga, si nota una grossa freccia rossa conficcata nel terreno per segnalare l'opera nel paesaggio e il luogo della cantina. Interessante la visita e gli assaggi di quei vini particolarmente corposi e assai bevibili
simonetta
Davvero interessante! Non sapevo dell'esistenza di queste cantine. Ho cercato alcune foto su internet: che meraviglia! Grazie Simonetta per la segnalazione!
EliminaArnaldo Pomodoro: il poeta della geometria e dei particolari contenuti in essa, rivelata attraverso gli squarci costanti e taglienti delle sue magistrali opere.
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