Premetto che, dopo
Orgoglio e pregiudizio e Espiazione, ho un debole per l'eleganza delle trasposizioni
cinematografiche del regista Joe Wright. I suoi film sono raffinati esperimenti
di regia, capaci di convertire in immagini opere letterarie entrate nel cuore
di ogni lettore. Dopo una regia, con Orgoglio e pregiudizio, piuttosto
tradizionale e fedele al testo letterario di partenza, Wright ha dimostrato di
saper giocare abilmente con i piani temporali e l'ambiguità realtà-finzione che
costituiscono la trama del capolavoro di Ian McEwan. Ma questa volta il regista
sembra aver voluto unire le sue pregresse operazioni di regia: mettere in scena
un classico della letteratura e reinterpretarlo con una regia di
sperimentazione. Il risultato è la sua Anna Karenina. Quello che mi colpisce
delle trasposizioni di Joe Wright è la capacità di creare film che non deludono
rispetto al libro da cui sono tratti, perché ciò a cui assistiamo è “altro”
rispetto al testo di partenza. Il regista riesce a produrre nello spettatore un
godimento estetico che non interferisce con l'esperienza pregressa di lettura.
Siamo di fronte ad un’operazione estetica distinta e separata rispetto a quella
vissuta con la lettura del libro. Riconosciamo la storia, ma si resta
affascinati dalla sua reinterpretazione, quasi come se questa costituisse un
valore aggiunto alle vicende dei personaggi che già conosciamo e abbiamo amato.
La scelta geniale di Wright per la trasposizione di Anna Karenina è quella di
girare in un teatro e far muovere gli attori su un palcoscenico. Peccato che il
regista non è stato così coraggioso da portare fino in fondo la sua geniale
trovata scenica, in quanto alcune sequenze sono girate in esterno, per cui la
scatola del teatro si infrange. A mio parere il regista avrebbe dovuto andare
fino in fondo, sfidare il pubblico in qualcosa di completamente nuovo. Ma la
paura che il film potesse risultare per il pubblico troppo asfittico, fisso,
chiuso ha forse frenato l’innovativo proposito iniziale. La scelta del palcoscenico
è perfetta per rappresentare una storia, quella di Anna, che ha le movenze di
una tragedia classica: Anna è una marionetta preda di un destino ineluttabile,
già scritto fin dal suo primo apparire sulla scena. Ottima l’interpretazione di
Keira Knightley, maestra nell’incarnare un’indole passionale soffocata dalle
convenzioni e l’ipocrisia della società del suo tempo. Insomma un film che
suscita emozione, appassiona e conferma l’immortalità della storia sventurata e
tragica di un’eroina della letteratura mondiale.
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