venerdì 4 maggio 2012

Andar per mostre: Tiziano e la nascita del paesaggio moderno





Recentemente ho visitato la mostra di Palazzo Reale di Milano dedicata a Tiziano e l’invenzione del paesaggio nella pittura veneta del Cinquecento.

La mostra è allestita secondo un criterio tematico e non cronologico: ogni sala vuole soffermarsi su un aspetto della rivoluzionaria gestazione che ha fatto del paesaggio non più un semplice sfondo, ma un elemento significante dell’opera.

Il percorso prende avvio dal testo di una lettera, datata 11 ottobre 1552 e indirizzata a Filippo II, futuro re di Spagna, da Tiziano in cui per la prima volta viene impiegata nella storia dell’arte e nella lingua italiana la parola “paesaggio”.

Penso che sia una mostra difficile perché richiede lo sforzo di comprendere la carica innovativa in opere che al nostro occhio appaiono come canoniche, seppur di indubbio valore artistico.

I capolavori non mancano, mi riferisco al “Crocifisso con cimitero ebraico” di Bellini, alla “Prova del fuoco di Mosè” di Giorgione, alla “Madonna con bambino” di Cima da Conegliano, alla “Madonna col bambino e santi Costantino, Elena e Giovannino” di Veronese e al “Narciso” di Tintoretto; ma a fronte di queste opere d’eccezione si trova un buon numero di quadri minori che servono solo ad appesantire il percorso espositivo ed emotivo della mostra. Non riuscirò mai a capire perché spesso le mostre vengono costruite privilegiando la quantità alla qualità, e trovo spesso anche fuori luogo la scelta dei titoli: perché presentare Tiziano come il protagonista dell’esposizione quando in mostra troviamo solo quattro opere del maestro, e per di più tutte circostanziate al suo periodo giovanile?

Insomma, una mostra che offre sicuramente la visione di opere di alta qualità, ma che ho trovato poco riuscita per i criteri espositivi seguiti.      





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