sabato 5 gennaio 2013

Dracula di Bram Stoker


Dai romantici vampiri di Twilight, ai vampiri del Collegio Cross di Vampire Knight, fino al Dracula-padre iperprotettivo di Hotel Transylvania, per citare le sue reincarnazioni più recenti,  il personaggio di Dracula ha assunto le più varie forme e interpretazioni. Ma perché non tornare al personaggio letterario delle origini, quello da cui sono partite tutte le riletture del mito vampiresco: il Dracula di Bram Stoker?

Affascinanti, efficaci, accattivanti e spaventosi, gli sviluppi successivi della leggenda di Dracula sono certamente piatti succulenti per gli appassionati del genere, ma se si vuole trovare lo spirito vero e autentico di questa storia è bene prendere in mano e leggere il romanzo ottocentesco di Bram Stoker.


 

Forse più conosciute sono le riduzioni cinematografiche della storia di Bram Stoker, ma nessuna riproduzione sul grande schermo può eguagliare il piacere di percorrere la storia misteriosa della caccia al vampiro attraverso le pagine di diario e le lettere dei personaggi del romanzo. L’opera è infatti interamente costruita sulla trama narrativa del romanzo epistolare. Il narratore non esiste, ma le singole voci dei protagonisti di questa avventura, tanto simile ad un incubo, sono lasciate libere di raccontare i fatti dal proprio punto di vista, senza un’orchestrazione onnisciente, senza un interprete super partes che fornisca commenti e chiarificazioni. Il mistero si infittisce per la prima metà del romanzo. Le osservazioni sugli strani accadimenti che vedono coinvolti Jonathan Harker, sua moglie Mina, Lucy Westenra, il giovane dottor John Seward, il professor Van Helsing, l’avventuriero americano Quincey Morris e il giovane nobile Arthur Holmwood sono confuse, enigmatiche. La scienza sembra non riuscire nel suo intento di darne una spiegazione, di fornire una chiave razionale di lettura alla vicenda. Ma quando risulta chiaro che non di semplice superstizione ma di una lotta contro un essere demonico si tratta, gli interpreti di questi fatti paranormali si servono delle armi della fede e della conoscenza per stanare il mostro che minaccia Londra e il mondo intero.

Nel corso della lettura si insinua però un dubbio. Chi è realmente Dracula? Il carnefice o la vittima? Un essere demoniaco estraneo al genere umano o l’incarnazione delle pulsioni più nascoste dell’animo di ogni uomo? Questi quesiti sono affrontati nell’interessante saggio di Carol A. Senf, premesso all’edizione Oscar classici dell’opera. In effetti, fa notare Senf, non sappiamo nulla di tutta quanta questa vicenda se non attraverso le parole dei protagonisti, che spesso dichiarano i loro timori di cadere nel baratro della follia e che talvolta si dimostrano poco attendibili, contraddicendosi l’un l’altro. E le loro azioni sono violente, inesorabili, a ben vedere, non meno mostruose di quelle di Dracula: un agire simile a quello di un macellaio, dice lo stesso dottor Van Helsing dopo essersi accanito sui corpi inermi di alcune donne vampiro. I protagonisti hanno poi i tipici caratteri della classe borghese: sono bene inseriti nella società, hanno professioni riconosciute e rispettabili. Ci si può forse chiedere se Dracula non sia allora il principio irrazionale, quella parte che in tutti gli uomini scatena pulsioni incontrollate e inconsce, considerate sconvenienti in una società civile. Dracula allora non è tanto un essere estraneo, ma forse una parte nascosta e istintiva che non è meno insita nella natura umana della ragione e della coscienza morale.

 

Questa la lettura data nel saggio di Carol A. Senf, una lettura sicuramente più complessa e meno immediata di quella che vuole vedere nella vicenda di Dracula la lotta tra il Bene e il Male, trattata attraverso una materia tipica del folklore popolare. Un’interpretazione, quella di Senf, sostenuta dal fatto che nel periodo di stesura e pubblicazione di questo romanzo, il 1896, la psichiatria moltiplica e approfondisce le sue ricerche: Freud pubblica soltanto l’anno prima della pubblicazione di Dracula il saggio Studi sull’isteria. Sono esattamente questi gli anni in cui gli uomini scoprono che la loro esistenza è condizionata da una parte dell’io sotterranea e nascosta, esterna allo stato cosciente e estranea al controllo della ragione: l’inconscio.

Concludo riportando le battute finali del saggio di Carol A. Senf: «Dracula, dunque, ci svela il volto invisibile allo specchio, e il messaggio inviato da Stoker è simile al passo del Giulio Cesare in apertura di questo saggio, il quale potrebbe essere parafrasato nel seguente modo: “ La colpa, caro lettore, non è nei nostri nemici esterni, ma in noi stessi”». 











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