lunedì 29 luglio 2013

Berlino. Sulle tracce del Muro di Berlino: come organizzare la visita




Andare in cerca delle tracce del Muro di Berlino non è un percorso che si può definire semplice, ma è sicuramente un’esperienza affascinante. È, potremmo dire, una sorta di pellegrinaggio per ricostruire o tentare di immaginare cosa doveva essere vivere in una capitale spaccata in due metà profondamente diverse, distanti, tra loro pressoché incomunicabili, e come potevano sentirsi i cittadini di questa realtà distopica, segregata, disarmonica.

Cercherò ora di fornire le indicazioni utili per un percorso in cui si ritrovano alcune delle cicatrici sparse in vari angoli della città.

Inizio con il MAUER PARK. Da Alexanderplatz si deve prendere la U2 (direzione PANKOW) e scendere a EBERSWALDES STR. Dalla fermata della metropolitana si deve seguire un cartello blu con scritto Mauer Park. Il tragitto a piedi non è brevissimo, ma fattibile. Arrivati al parco è meglio prendere la strada a destra dell’entrata, che prosegue in salita. Così si raggiunge la parte superstite del muro, che confina con lo stadio Jahn-Stadion. A differenza della famosa East Side Gallery, il muro è qui lasciato all'originalità indipendente dei writer di passaggio: uno spesso strato di colore dimostra che gli interventi creativi si sono succeduti nel tempo fino a sovrapporsi e cancellarsi a vicenda. Il muro non è mai uguale a se stesso e la suggestione di questo luogo nasce principalmente dal fatto che si può avere la fortuna di vedere qualche writer al lavoro, ma anche dalla sua atmosfera ovattata e silenziosa.

 
Dal parco bisogna tornare sulla via principale e percorrerla. Il percorso a piedi per raggiungere il Memoriale del Muro è piuttosto lungo, arrivati alla fermata della U8 BERNAUER STR. bisogna proseguire, oltrepassandola. Si arriva ad una cappella. Consiglio di entrare perché è possibile che vi siano esposizioni fotografiche legate alla vita nella Berlino Est. Almeno questo è quello che è capitato a me: lungo le pareti erano esposte foto che raccontavano l’infanzia al di qua del muro. Protagonisti i bambini, gli unici capaci di trasformare un confine opprimente e invalicabile in uno spunto per i loro giochi, nello scenario perfetto per le prove di coraggio dei più grandicelli, nel traguardo per le corse in monopattino.

Proseguendo a piedi lungo BERNAUER STR. si raggiunge il Centro di Documentazione. Il Centro è dotato di una torretta panoramica dalla quale si può vedere un doppio tratto di muro ancora conservato e una torre di guardia. Qui si può visitare l’esposizione permanente di foto e filmati che documentano la vita nella Berlino Est, e in particolare alcuni tentativi di fuga, estremamente pericolosi, che testimoniano il grado di disperazione a cui si era giunti in quegli anni a causa della povertà e della segregazione. Alcune di queste testimonianza sono decisamente crude, sconvolgenti.

 

Davanti al Centro si estende un parco dove alcune sezioni del Muro sono ancora in piedi, e dove è facile immaginarne il tracciato in quando riprodotto da una lunga fuga di esili colonnine di ferro che tracciano quello che doveva essere il perimetro.


Nel parco è ospitato anche un monumento toccante dedicato alle 136 vittime, 98 delle quali decedute nel tentativo di fuga, legate al Muro. Consiste in una serie di fotografie dei loro volti, sotto i quali sono stati messi dai passanti o dai loro cari piccoli sassolini bianchi o fiori di prato in segno di preghiera.


 

Attraversato il parco si arriva alla fermata della metropolitana NORDBAHNOF. Prendere la metro e arrivare a FRIEDRICHSTRASSE, da qui prendere la U6 e scendere a KOCHSTRASSE per vedere il Checkpoint Charlie.

 
Il posto di blocco tra la Berlino Est e la Berlino Ovest è diventato lo sfondo perfetto per le foto di rito dei turisti, con le guardie ormai ridotte alla stregua dei centurioni romani davanti al Colosseo. Vale la pena vedere il Checkpoint Charlie per osservare i due giovani volti sul cartellone che guardano dritti davanti a sé, da una parte un soldato americano, dall’altra russo, che si contrappongono come due lati di una medaglia, a significare l’incomunicabilità e l’antagonismo profondo di due mondi che fecero di Berlino il terreno per il loro delicato e pericoloso braccio di ferro. Lì accanto c’è l’ingresso al museo del Checkpoint Charlie. Premetto che il biglietto è piuttosto caro, ma non è tanto questo il problema. Quello che manca totalmente a questo museo è un criterio espositivo coerente. Il museo si presenta come un’accozzaglia di oggetti e materiali di repertorio, sistemati nel labirintico insieme della sale senza tracciare o suggerire un percorso di visita, senza una pur minima attenzione cronologica. Non voglio negare che nel museo vi siano conservate testimonianze uniche e toccanti della Berlino Est, ma, a mio parere, l’assenza di organizzazione poteva essere accettabile quando il museo fu aperto, per il desiderio di voler raccontare la vita di ieri e per l’iniziativa spontanea delle persone che avevano vissuto quelle esperienze in prima persona, ma non può più esserlo oggi, quando esso è ormai diventato un’istituzione affermata e meta di turisti provenienti da tutto il mondo. A mio parere si dovrebbero lasciare alcune stanze così come allestite nei primi anni di apertura, per conservare il ricordo dell’irrefrenabile bisogno di raccontare e non dimenticare il proprio recente passato, a fronte però di un restante percorso espositivo ispirato da criteri filologici, in modo che gli oggetti conservati non appaiano più soltanto come spunti aneddotici, ma come veri e propri documenti storici. Di sicuro impatto all’interno del museo sono le testimonianze legate ai tentativi di fuga: macchine con compartimenti nascosti, valigie che potevano contenere una persona, carrucole per entrare in tunnel scavati nel fango, una mongolfiera e un ottovolante. Il materiale esposto è ricchissimo e si possono conoscere molte vicende legate al muro.

Vicino al Checkpoint Charlie, per chi interessa c’è anche il TRABIMUSEUM, basta prendere la via a sinistra proprio all’altezza dell’incrocio.

Infine, il modo migliore per concludere l’itinerario è visitare la EAST SIDE GALLERY. Dal Checkpoint Charlie andare a HALLESCHES TOR con la U6, prendere da lì la U1 e scendere a WARSCHAUER STR. Il percorso a piedi dalla bellissima stazione in mattoni rossi con ponte sulla Sprea è piuttosto breve.

 
La famosa EAST SIDE GALLERY è una galleria d’arte a cielo aperto. Alcuni murales sono stupendi e i soggetti davvero assortiti: due colombe che sollevano in volo la porta di Brandeburgo, il curriculum vitae del muro che riporta la serie degli anni della sua esistenza, il muro aperto da una breccia che lascia passare un fiume umano oppure sfondato da una trabi in corsa… Percorrere tutto il perimetro di questo tratto di muro è piuttosto faticoso, ma ne vale la pena, e ci si può sempre riposare nel parco che si estende al di là della East Side Gallery. Terminata la visita si può prendere la metropolitana alla fermata OSTBAHNHOF, dalla parte opposta della strada rispetto al parco, e tornare in Alexanderplatz.




 
 
 
Percorrere tutto il perimetro di questo tratto di muro è piuttosto faticoso, ma ne vale la pena, e ci si può sempre riposare nel parco che si estende al di là della East Side Gallery. Terminata la visita si può prendere la metropolitana alla fermata OSTBAHNHOF, dalla parte opposta della strada rispetto al parco, e tornare in Alexanderplatz.


Ultimi consigli e poi concludo. Il percorso sulle tracce del muro è piuttosto pesante, si consiglia di dedicare un’intera giornata e di scegliere un giorno di sole. Il Checkpoint Charlie mi ha un po’ deluso per l’organizzazione, ma contiene innegabilmente un ricchissimo materiale di repertorio; di certo vale la pena non perdere il Centro di Documentazione, che è anche ad ingresso gratuito. Di fronte al Checkpoint Charlie ci sono interessanti negozi di cartoline, con foto d’epoca e in zona Trabimuseum  bancarelle di oggetti della Berlino Est. Alla stazione di WARSCHAUER STR. c’è un punto LIdl, ottimo per chi deve acquistare acqua o cibo per poi incamminarsi lungo la East Side Gallery.

Infine, consiglio la visione del film “Le vite degli altri”, immancabile per chi voglia conoscere la Stasi e il suo modo di operare, e la lettura del libro “In fondo al viale del sole” di Thomas Brussig, che racconta con piglio ironico e malinconico l’essere giovani nella Berlino Est. Ed è proprio con una frase tratta da questo romanzo che concludo: «La cosa strana del Muro era che quelli che vivevano lì non lo percepivano come qualcosa di straordinario. Faceva parte del loro quotidiano, al punto che non lo notavano quasi più, e se qualcuno in gran segreto lo avesse aperto, quelli che ci abitavano l’avrebbero notato per ultimi».      














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