sabato 22 febbraio 2014

Insieme con… Magritte a Bruxelles


“Ora, contro lo sfondo del mare, i tre oggetti se ne stanno in bilico, assolutamente immobili e incredibili, con l’inquietante assurdità di un quadro di Magritte”
(da “I misteri d’Italia” di Dino Buzzati)
Magritte, un artista che difficilmente resterà sconosciuto a chi si troverà a trascorrere qualche giorno nella capitale belga, città natale e luogo di vita del pittore.
Inevitabile è non vedere nel paesaggio urbano della sua città elementi che ne hanno influenzato l’immaginazione, come accade alzando lo sguardo verso il cielo della ventosa Bruxelles con le sue paffute e leggerissime nuvole sempre in viaggio, che popolano con la loro leggerezza impalpabile molti quadri del pittore belga.
 
 

Inevitabile è anche imbattersi in luoghi legati alla biografia di Magritte, come il Parco del Botanique, dove il pittore, durante una passeggiata, incontrò la donna della sua vita, Georgette Berger.
 

Questo legame profondo con la propria città, che, a dispetto delle critiche di provincialismo, lo fece tornare in patria dopo il soggiorno parigino, è ormai riconosciuto e condiviso dalla città stessa in cui non è difficile trovare citazioni e rimandi ai quadri del pittore.

Una vetrina vicino al Musée Magritte

 

Ristorante La Roue d'Or in rue des Chapeliers, 26. Alle pareti immagini fluttuanti di un uomo con bombetta

 
Il luogo-omaggio della città di Bruxelles al “suo” pittore è sicuramente il Musée Magritte sul Mont des Arts. Il percorso museale è piuttosto tortuoso: si scende per entrare nel museo, si sale con un ascensore per raggiungere l’inizio del percorso espositivo, e si scende per visitare i vari livelli del museo. In questo continuo salire e scendere, rimane il dubbio se sia una scelta museale voluta per rafforzare quell’effetto straniante che già i quadri di Magritte sanno efficacemente produrre nell’osservatore.

In esposizione vi sono quadri di altissima qualità e non mancano i capolavori. Assente “La Trahison des images” del 1929, che si trova al City County Museum di San Francisco, ma si rimane ancor più divertiti di fronte all’autocitazione “La Trahison des images” del 1952.
 
Magritte afferma di non essere interessato allo stile, la pittura per lui è soltanto un mezzo per rendere visibile qualcosa, e questo qualcosa non è altro che un mistero. Sbaglia chi cerca simboli, spiegazioni, soluzioni: le immagini di Magritte devono essere contemplate. Secondo lui, chi cerca significati simbolici “vuole qualcosa di sicuro cui aggrapparsi, per salvarsi dal vuoto. La gente che cerca significati simbolici è incapace di cogliere la poesia e il mistero intrinseci all’immagine. Certo lo sente, questo mistero, ma vuole liberarsene. Ha paura. Chiedendo ‘che cosa significa?’ esprime il desiderio che tutto sia comprensibile. Ma se non si rifiuta il mistero si ha una reazione differente. Si chiedono altre cose”. A chi credeva di aver capito i suoi quadri diceva: “è più fortunato di me”.

La Fée Ignorante, 1956 

La sua pittura è anche uno strumento eversivo, che vuole scardinare le relazioni di solito date per scontate, quelle tra oggetto reale e cosa rappresentata, tra realtà e linguaggio: “un oggetto non possiede il suo nome al punto che non si possa trovargliene un altro che gli si adatti meglio”.

L'Usage de la parole, 1927-1929

Esiste però anche un altro modo per scoprire questo grande artista, ed è visitare la casa dove ha vissuto a Bruxelles. Qui, tra particolari degli ambienti che ritroviamo riprodotti nei suoi quadri con precisione ma ricollocati in contesti del tutto stranianti,

 
 
La Durér poignardée, 1938
 
L'Homme au journal, 1928
 
 
 
La Condition humaine, 1933
 
 
La Lecture défendue, 1936
 
si possono scoprire oggetti e ricordi appartenuti all’artista, le foto che documentano la sua vita privata con la moglie e gli inseparabili cani, appunti in cui registrava le sue intuizioni, lettere, i suoi lavori tanto odiati da grafico pubblicitario, il suo atelier, un locale sobrio, accanto alla cucina di casa, e l’inconfondibile bombetta.






Il tutto fa pensare ad una vita tranquilla e borghese, ma come quelle ricostruzioni in scala reale di un monumento famoso, che sembrano più vere e troppo perfette rispetto all’originale, si insinua il dubbio di trovarsi di fronte ad un inganno: Magritte ci sta forse di nuovo sottoponendo al gioco rivelatore che ispira tutti i suoi quadri, teso ad evidenziare lo iato tra ciò che sembra e ciò che è, tra realtà e apparenza, tra forma e sostanza, tra essenza e convenzione.



E così Magritte si presenta come l’uomo con la bombetta, in eleganti ma non troppo pretenziosi abiti da piccolo borghese, ma nello sguardo egli lascia trapelare, senza voler neppure nasconderlo troppo, il piglio sovversivo di Fantômas, personaggio letterario, abilissimo nei travestimenti e dotato di un’intelligenza diabolica.       
Le retour de flamme, 1943










Siete autorizzati a copiare il contenuto del blog a patto che citiate sempre esplicitamente la fonte con un link. Le fotografie di Bruxelles e della casa di Magritte sono state realizzate da me. Le immagini delle opere di Magritte sono prese da internet, se dovessi in qualche modo violare il copyright vi prego di avvertirmi.

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