sabato 28 gennaio 2012

BILANCIO MOSTRE 2011 (prima parte)

Non ti ho ancora parlato della mia passione per le mostre. Trovo che la visita ad una mostra offra il vantaggio non solo di vedere capolavori che si potrebbero ammirare solo compiendo lunghi viaggi (a volte non facilmente realizzabili), o di scoprire opere d’arte prima sconosciute, ma anche di poter godere di un contenitore, di un percorso di visita pensato da qualcuno, il curatore della mostra, che prende per mano il visitatore e gli permette di gustare ciò che sta guardando. Non a caso si chiama mostra. C’è infatti qualcuno che ci vuole mostrare qualcosa, c’è una regia che guida il nostro sguardo e la nostra attenzione. Penso che la visita ad un museo per quanto possa essere estremamente interessante e appassionante, rimanga comunque molto impegnativa. In un museo siamo noi che dobbiamo crearci un percorso personale per non venire frastornati e disorientati dalla quantità di opere esposte, e così ciascuno sceglie di soffermarsi solo sui periodi pittorici più amati, oppure di saltare da una sala all’altra in caccia dei capolavori riprodotti su tutti i libri di storia dell’arte, o ancora di  vagare nel museo conquistati dalla piacevole sensazione di muoversi in un luogo carico di bellezza. Mi piacerebbe perciò parlarti delle mostre che ho visto nell’anno appena concluso per farne un bilancio personale. Tenterò anche di dare qualche mia opinione sull’allestimento della mostra, perché, come ho detto prima, si tratta dell’ingrediente imprescindibile, dell’essenza di ogni mostra. Se hai anche tu un’opinione a proposito delle mostre di cui parlo, oppure ne hai viste delle altre, non devi far altro che mandarmi un tuo commento: sono curiosa!


CARAVAGGIO. UNA MOSTRA IMPOSSIBILE.
Milano, Palazzo della Ragione.
Visitata il 20 gennaio 2011
Una mostra impossibile perché era esposta la produzione completa di Caravaggio, nessuna opera esclusa. Com’è stato possibile (scusate il gioco di parole)? Grazie alla tecnologia. Sono infatti stati riprodotte a grandezza naturale e ad altissima definizione tutte le opere del maestro. Un’occasione perfetta per ripercorrere le tappe del percorso artistico e di vita del famoso pittore, anche grazie alla presenza di un attore, in questo caso non virtuale, ma in carne ed ossa, che nei panni di Caravaggio accoglieva i visitatori e raccontava la sua storia di bufere e tormenti. Una mostra per far sognare, ma che lascia, come tutti i bei sogni, un po’ di amaro in bocca perché è inevitabile pensare, una volta usciti, che nella realtà una mostra così è davvero impossibile.
ROBERT RAUSCHENBERG. GLUTS
Varese, Villa e Collezione Panza
Visitata il 22 gennaio 2011
Una mostra davvero gustosa per tutti gli amanti dell’arte contemporanea ironica e giocosa, perfetta per tutti coloro che sorridono di fronte ad un oggetto quotidiano e anonimo trasformato in opera d’arte. In questo caso però Rauschenberg è andato oltre il gusto per il quotidiano del movimento Dada, per nobilitare sull’altare dell’arte gli scarti. Glut significa infatti eccedenza, scarto. L’idea nacque all’artista in seguito ad un suo viaggio a Houston, Texas dove assistette alla recessione causata da un’eccedenza (glut) nella produzione di petrolio. Colpito dalla crisi economica, Rauschenberg, tornato in Florida, decise di recarsi in una discarica per trovare oggetti da assemblare e trasformare in sculture. Egli diceva: “Gli oggetti abbandonati mi fanno simpatia e così cerco di salvarne il più possibile”. E non si può non provare una certa simpatia, o per lo meno curiosità, per questo artista che, come un outsider alla ricerca di qualche pezzo utile abbandonato nei cestini di una grande città, va a cercare ispirazione per le sue opere nella nostra spazzatura. Se ci si lascia coinvolgere dal gioco, non si può non uscirne divertiti. E Rauschenberg non smentisce il principio tradizionale dell’artista come creatore, perché egli non fa altro che dare nuova e seconda vita agli oggetti dimenticati. Una mostra ottima anche per la location: Villa Panza, un luogo che vive, grazie al gusto e alla passione di Giuseppe Panza di Biumo, dello stupefacente accostamento estetico di antico e contemporaneo (da non perdere l’istallazione luminosa permanente di Dan Flavin: un’artista che colora con la luce!)
SALVADOR DALÌ. IL SOGNO SI AVVICINA
Milano, Palazzo Reale
Visitata il 27 gennaio 2011
Premetto che sono una fan dei virtuosismi pittorici di Dalì, perciò questa mostra non poteva non conquistarmi! Spero che non te la sia persa! Sono rimasta incantata di fronte ai quadri in cui l’occhio, partendo dalle medesime forme, può gradualmente visualizzare immagini diverse. Di fronte a queste opere si prova l’effetto visivo di una progressiva metamorfosi, una graduale epifania. Ho potuto capire nel corso della visita il filo conduttore della mostra, il paesaggio, che inizialmente mi aveva lasciato un po’ perplessa. Pensavo fosse un poco forzato scegliere il paesaggio come tema accomunante dell’opera di Dalì, a confronto di certe tematiche molto più misteriose, ambigue e affascinanti; invece mi sbagliavo. Il paesaggio non è mai un semplice sfondo, ma un’immagine significante: esso diventa rappresentazione dell’inconscio e nelle sue configurazioni telluriche prendono forma le immagini enigmatiche dell’io più nascosto. Ho apprezzato molto anche alcune scelte dell’allestimento: nella prima sala la Venere con i cassetti è esposta in un enorme uovo, in cui si deve entrare per vedere l'opera. Mi è sembrata una scelta efficace per suggerire al visitatore che questa mostra doveva essere un viaggio in un’altra dimensione, quella profonda e nascosta che consiste nel nostro io più interiore, e che necessita quindi di una rinascita.
MILANO. ROTELLA E MERINI. ULTIMO ATTO D’AMORE.
Milano, Palazzo Reale
Visitata il 4 febbraio 2011
È un mio parere personale, ma ho trovato questa mostra molto deludente e di dubbio gusto. Di sicuro se, come dichiarato nelle intenzioni, si voleva fare un omaggio alla grande poetessa milanese penso che il risultato si sia allontanato molto dal proposito. Quando ho visto sulla parete il volto della Merini che diventava progressivamente quello di Marilyn Monroe volevo fuggire, anzi, in realtà molto prima. Le opere di Rotella erano quasi abbandonate a casaccio nelle sale, come se fossero in un deposito in attesa di una collocazione definitiva. La visita mi ha poi confermato che questo artista proprio non riesce a convincermi, trovo i suoi lavori privi di quella genialità che giustifica certi esperimenti degli artisti contemporanei, o per lo meno, se forse una qualche genialità c’è, questa mi sembra una debole fiammella che si è spenta troppo presto. L’impressione è quella di un artista impigrito dalle lusinghe del mercato.
CLAUDIO PARMIGGIANI. NAUFRAGIO CON SPETTATORE.
Parma, Palazzo del Governatore e Chiesa di San Marcellino
Visitata il 20 febbraio 2011
A mio parere Claudio Parmiggiani è un eccezionale interprete del nostro tempo. Nelle sue opere mi ritrovo completamente perché sanno raccontare le problematiche sociali del nostro mondo occidentale contemporaneo. La difficoltà di comunicare, di trovare sintonia in un mondo che è saturo di messaggi, di parole, di mezzi per far sentire la propria voce è uno dei temi più cari a questo artista. Le sue opere sono animate di pessimismo, sono per lo più opere di denuncia. Si tratta però sempre di una denuncia costruttiva, che vuole smuovere le coscienze, aprirci gli occhi, farci vedere chi siamo e cosa siamo diventati. Una delle problematiche care a Parmiggiani è la perdita del senso di comunità del nostro tempo, e così in una sala egli espone una campana con il batacchio bloccato da una corda, come impiccata: un tempo strumento di chiamata collettiva, oggi un oggetto ammutolito, inutilizzabile per l’assenza di una comunità da riunire. In questa mostra ci sono però anche messaggi di speranza, come dice il titolo infatti c’è ancora uno spettatore di fronte al naufragio, quindi un testimone disposto a vedere e sentire, ruolo a cui era implicitamente chiamato ciascun visitatore. Claudio Parmiggiani ripone la sua speranza nell’arte, nella bellezza, ed è per questo che riempie custodie di strumenti musicali di farfalle disposte in modo da riprodurre la sagoma di una costellazione celeste. Una mostra sicuramente complicata, ma toccante e coinvolgente.
RODIN. LE ORIGINI DEL GENIO.
Legnano, Palazzo Leone da Perego
Visitata il 19 marzo 2011
Un’antologica davvero curata. Imperdibile se si ama l’arte scultorea di Rodin. Una mostra pensata per seguire l’apprendistato di questo grande scultore, con la possibilità di vedere anche le opere di un inedito Rodin pittore. Da urlo le ultime sale, dedicate all’infinita gestazione della Porta dell’Inferno: un’opera capace di soverchiare le forze e le energie del suo stesso creatore, tanto da rimanere incompiuta. Quando guardo le opere di Rodin, quelle che mi piacciono di più, dove cioè il gusto per le forme michelangiolesche lascia il posto alla sensualità e al pathos, l’ammirazione per l’autore non è però mai assoluta, perché non posso fare a meno di chiedermi ogni volta quale influenza possa aver avuto la giovane e geniale Camille Claudel nello svecchiare il proprio maestro e rivelargli la strada da percorrere.
WILLIAM KENTRIDGE.
Milano, Palazzo Reale
Visitata il 2 aprile 2011
La primavera del 2011 ha decretato un vero e proprio sodalizio tra William Kentridge e Milano tra mostre, incontri-performance e uno spettacolo teatrale al Teatro Verdi. Ho trovato il trittico Breath, Dissolve, Return esposto a Palazzo Reale un poetico omaggio alla vita nel suo infinito binomio nascita-morte. Questo artista ha la peculiarità di essere un vero e proprio artista contemporaneo, perché sa fare della multimedialità la cifra del proprio agire artistico. La sua è un’arte fatta di racconto attraverso immagini trasformate in video. Kentridge è capace di animare delle originalissime graphic novel per parlare di temi di attualità, legati in particolare alla sua terra, il Sudafrica. Anche alcuni esperimenti cinematografici recenti, penso ad esempio a Persepolis, hanno dimostrato le potenzialità dei film di animazione per trattare argomenti difficili come la violenza, l’alienazione, la violazione dei diritti umani. Questo effetto di sconcerto nello spettatore, che cattura la sua attenzione, nasce forse dal contrasto tra il linguaggio dei cartoni, che leghiamo inevitabilmente all’infanzia, e la durezza delle storie raccontate.




Siete autorizzati a copiare il contenuto del blog a patto che citiate sempre esplicitamente la fonte con un link.

Nessun commento:

Posta un commento