mercoledì 1 febbraio 2012

BILANCIO MOSTRE 2011 (seconda parte)

Gioventù ribelle del ’48. Galleria delle battaglie.
Milano, Palazzo Reale

Visitata il 23 aprile

In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia molti sono stati gli eventi espositivi dedicati al nostro Paese. Accanto alle più eclatanti mostre di Torino e Venaria anche Milano ha fatto la sua parte. Questa mostra documentaria ha saputo raccontare con efficacia il sentire di un periodo di grandi ideali e trasformazioni politiche e sociali. La ricostruzione delle tappe risorgimentali che hanno interessato la Lombardia non ha corso il rischio di tediare il visitatore grazie al giusto equilibrio tra testimonianze, documenti, manoscritti, apparati multimediali e, soprattutto, splendide opere pittoriche di Hayez, Bianchi, Vela, Toma, Fattori, Inganni e Faruffini. Una mostra che ha saputo raccontare la storia passata in modo coinvolgente e appassionante. Un nome da menzionare: Giovanni Visconti di Venosta, un giovanissimo protagonista dell’Unità, di cui ancora oggi possiamo leggere le memorie. Le sue parole aprono e chiudono la mostra con il racconto dell’eroismo di quegli anni.



Lucio Fontana. Vie Crucis
Milano, Palazzo Lombardia

Visitata il 30 aprile

Questa è una di quelle mostre piccole ma preziose che spesso si possono visitare anche senza dover pagare un biglietto. Un privilegio che non ci si dovrebbe far scappare; non perché penso che non si debba pagare il biglietto per visitare una mostra o un museo, anzi, credo che siano i soldi meglio spesi per il proprio tempo libero, ma perché si tratta di un modo di fare cultura concretamente offerto a tutti. Lo considero un regalo prezioso a chiunque abbia un animo disposto a conoscere e gustare la bellezza che l’Arte sa offrire. In questa esposizione erano esposti i due cicli  della Via Crucis realizzati da Lucio Fontana rispettivamente nel 1947 e nel 1957. Penso che Lucio Fontana sia stato uno scultore eccezionale. Fontana riesce a suggerire il dolore, la sofferenza e la tristezza attraverso un grumo di materia tormentata, apparentemente informe, in realtà carica di un’energia ancestrale e creativa che smuove nel profondo chi si lascia trasportare dalla forza del gesto artistico di questo maestro. Penso che almeno uno di questi cicli sia ora esposto permanentemente al Museo Diocesano. Se non l’hai ancora fatto, ti consiglio vivamente di andare al museo, soprattutto se hai visto solo i tagli di Fontana.

Arcimboldo
Milano, Palazzo Reale

Visitata il 18 maggio

Credo che questa sia stata la mostra preferita dell’anno appena concluso, se ha senso stilare una classifica delle mostre più apprezzate, cosa che ritengo poco utile dal momento che quasi in ognuna di esse ho trovato più di un motivo valido per visitarle.
Questa mostra mi ha entusiasmato per il perfetto connubio tra ricostruzione documentaria e presenza di opere importanti dell’artista cui è dedicata. Nel senso che al criterio scientifico e filologico di raccontare il background culturale nel quale l’Arcimboldo operò si affianca anche il godimento di vedere alcune delle opere più importanti di questo artista. Attraverso la chiave interpretativa offerta da questa mostra  si può ben comprendere che l’Arcimboldo nacque in un ambiente ricco di spunti creativi, in una realtà in cui si erano sviluppati gli studi di fisionomia, un artigianato milanese prezioso, raffinato e sorprendente e, non ultimo, il gusto per le Camere delle Meraviglie o, meglio dette, le Wunderkammer. Si trattava anche di un mondo che iniziava ad aprirsi allo studio della natura, con particolare curiosità per le creature strane e misteriose degli abissi e delle terre di recente scoperta. Mi ha colpito come agli albori della scienza essa riveli quanto sia debitrice alla capacità dell’uomo di immaginare.
Questa mostra permetteva anche di vedere riuniti i cicli dedicati dall’Arcimboldo alle stagioni e agli elementi: opere stupefacenti in cui alla maestria dell’artista e all'esigenza di soddisfare la passione per il divertissement del pubblico della corte absburgica si affiancava l’intento encomiastico con cui l’artista voleva suggerire al suo mecenate l’allusione simbolica ad un potere destinato a continuare nel tempo e nello spazio. L’Arcimboldo però volle andare oltre la realizzazione di opere divertenti e geniali. E infatti le facce composte di frutta, animali, oggetti e ortaggi diventano ritratti con una caratterizzazione psicologica, come nel caso del volto del sovrano Rodolfo II che, pur essendo fatto di cipolle e fagioli, ha la maestosità di una divinità classica così da suggerire il carattere audace e autoritario del soggetto. L’opera che chiude la mostra è un’emozione. Si intitola “Testa delle quattro stagioni dell’anno”. Gli elemnti caratteristici delle teste dedicati alle singole stagioni vengo fusi in una sola, come a suggerire la complessità dell’interiorità di un uomo. L’Arcimboldo riuscì così a rendere queste teste composte ancora più sorprendenti, facendole, attraverso uno sguardo introspettivo, diventare volti con un'anima.

Alberto Savinio. La commedia dell’arte.
Milano, Palazzo Reale

Visitata il 25 maggio

Ho trovato particolarmente felice la scelta di ospitare a Palazzo Reale una mostra dedicata a Savinio dopo aver proposto una mostra dedicata al grande Arcimboldo. Perché questi due artisti, lontani nel tempo, ma non nello spazio, e questo non è da trascurare, hanno qualcosa in comune: il gusto per la metamorfosi e lo studio fisioniomico. Certo Savinio affronta questi temi con una complessità molto più profonda e consapevole, ma non bisogna dimenticare che Arcimboldo, a differenza di Savinio, non poteva conoscere Freud. Egli infatti era convinto che la metamorfosi uomo-animale permette di studiare il carattere di un soggetto “di là dagli eufemismi della natura, di là dalle correzioni della civiltà, di là dagli abbellimenti dell’arte”. La quantità di opere presenti in mostra permetteva di sviscerare con efficacia alcuni dei principali nodi della poetica di Savinio: lo straniamento, il mito, l’infanzia, l’ironia, l’ibridazione, la memoria. Un elemento costante è poi la passione per il teatro che si trova nelle sue opere e si riverberava nelle scelte di allestimento di questa esposizione. I dipinti di Savinio sono immagini che appaiono frutto di una messa in scena, in cui lo spazio pittorico ha la consistenza di una quinta teatrale. L’ultima sezione della mostra era infatti dedicata all’attività di Savinio come scenografo, costumista e regista. Stupenda la scenografia pensata per l’Edipo Re, riprodotta in un modellino: un tempio greco in rovina sul cui timpano svetta un occhio che guarda minaccioso la cecità dell’eroe tragico e, implicitamente, degli spettatori in sala, di tutti noi insomma.

Tony Oursler. Open Obscura
Milano, PAC

Visitata l’8 giugno

Se si vuole fare un viaggio insieme ironico e inquietante negli abissi oscuri della nostra era ipertecnologica, questa mostra era l’occasione perfetta. Oursler realizza video-sculture, proiettando volti deformati e dilatati di uomini su superfici curvilinee. Oursler è convinto che oggi l’uomo sia ciò che vede: non è più la televisione a imitare la vita, ma la realtà ad assimilare i meccanismi del mezzo visivo. L’uomo è immerso in uno spazio interconnesso che però lo rende prigioniero. Per questo i volti parlano senza voce, sorridono, strizzano gli occhi, ma sono come imprigionati in una bolla impermeabile ai loro sforzi. Alcune sale del PAC sono state trasformate dall’artista in camere oscure popolate da questi frammenti agonizzanti di volti umani. L’artista gioca con questi messaggi con un piglio ironico, i volti sembrano avere le smorfie di esperti pagliacci impegnati a farci ridere, ma il visitatore finisce per sentirsi a disagio davanti a queste immagini claustrofobiche che raccontano di un mondo del quale anche noi, inevitabilmente, siamo parte.

La Bella Italia
Venaria Reale

Visitata il 18 giugno 2011

Senza dubbio la bella Italia, ma, aggiungo io, anche la bella mostra! Questa mostra offriva la possibilità di compiere un vero e proprio Grand Tour attraverso le eccellenze del nostro Paese. Penso che il messaggio primo che questa mostra sia riuscita a trasmettere è che varietà è sinonimo di bellezza. L’allestimento era spettacolare, non a caso opera di Ronconi, perché pensato non solo per valorizzare la qualità delle opere esposte, ma anche per riprodurre un elemento imprescindibile dei viaggi nel nostro Paese: il paesaggio, che ha tanto ispirato scrittori e artisti del passato. Forse l’unica nota stonata è che si trattava di una mostra molto nostalgica, più rivolta al nostro passato, ormai anche molto lontano, che al nostro presente. Questo mi ha fatto pensare…



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