domenica 8 luglio 2012

Consiglio di lettura: "La straordinaria invenzione di Hugo Cabret" di Brian Selznick



Sfogliare e leggere le pagine del romanzo “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret” è come aprire un baule di balocchi dal fascino antico: un sentimento di stupore e meraviglia accompagna costantemente il lettore. Tutta la storia è animata da un senso di dolce nostalgia e da un desiderio profondo di far rivivere il passato. Il tempo, in tutte le sue forme e nei sentimenti che può generare, ricordo, memoria, rammarico, sconfitta, amarezza, fascino, mistero, affetto, è infatti protagonista assoluto del romanzo. Non a caso il giovane Hugo si occupa della manutenzione degli orologi della stazione di Parigi, città che appare ad un certo punto ai due personaggi, che la guardano dall’alto, come un gigantesco e perfetto ingranaggio di un orologio meccanico. E l’esperienza traumatica di fare i conti con il proprio passato è senza dubbio il tema centrale del romanzo.


Preparati a leggere un libro unico, che riserva ad ogni cambio pagina una sorpresa. La parola scritta è intrecciata, in un perfetto equilibrio narrativo, a splendide tavole a carboncino, a fotogrammi di celebri film muti, agli schizzi immaginifici dal sapore ariostesco del regista Méliès ed a curiose fotografie d’epoca. Ogni pagina è poi incorniciata da una riquadratura nera, come se il lettore si trovasse immerso nel buio di una sala cinematografica e la pagina fosse lo schermo. E infatti nella breve introduzione il narratore chiede proprio questo ai lettori: «…prima che voltiate pagina, voglio che immaginiate voi stessi, seduti nel buio, come all’inizio di un film».
Ciò che rende eccezionale questo romanzo è sicuramente la sua dimensione fisica: è un romanzo da gustare con gli occhi, da guardare oltre che da leggere. Ma non manca nemmeno la piacevolezza di una storia ricca di emozione e carica di sentimento, che racconta la commovente storia di un incontro tra un bambino rimasto orfano e un vecchio burbero proprietario di un negozio di giocattoli, dal passato misterioso. Come non menzionare poi un altro protagonista di questa storia: il cinema. Il cinema che sapeva far sognare, sbalordire il suo pubblico regalando agli occhi degli spettatori scintille di meraviglia. Una delle rivelazioni più preziose di questa storia è proprio questa: non bisogna rinnegare i propri sogni, diventando vittime delle disillusioni, perché forse un giorno può capitare di incontrare qualcuno che vorrà condividere quegli stessi sogni con te.

Da questo romanzo di Brian Selznick è stato tratto anche un film diretto dal grande regista Martin Scorsese. Ho trovato questo film molto deludente: una pedissequa riproduzione della storia che però perde di fascino e sentimento rispetto al romanzo. A mio parere anche la recitazione dei due giovani protagonista è stata resa troppo costruita e controllata, risultando così fredda e priva di quella freschezza e ingenuità proprie dell’infanzia. Il fatto poi che il film sia uscito nelle sale anche in versione 3D ha dato il colpo di grazia al sapore antico e nostalgico che rendeva questa storia tanto coinvolgente e fascinosa.

Perciò il mio consiglio è: non guardare questa storia sullo schermo, ma apri il libro e immagina di essere seduto nel buio, come all’inizio di un film, e di vedere su uno schermo sorgere il sole mentre la macchina da presa inquadra una stazione nel cuore di Parigi… 




Siete autorizzati a copiare il contenuto del blog a patto che citiate sempre esplicitamente la fonte con un link.

    

Nessun commento:

Posta un commento