domenica 7 aprile 2013

Cinema: Anna Karenina di Joe Wright

 


Premetto che, dopo Orgoglio e pregiudizio e Espiazione, ho un debole per l'eleganza delle trasposizioni cinematografiche del regista Joe Wright. I suoi film sono raffinati esperimenti di regia, capaci di convertire in immagini opere letterarie entrate nel cuore di ogni lettore. Dopo una regia, con Orgoglio e pregiudizio, piuttosto tradizionale e fedele al testo letterario di partenza, Wright ha dimostrato di saper giocare abilmente con i piani temporali e l'ambiguità realtà-finzione che costituiscono la trama del capolavoro di Ian McEwan. Ma questa volta il regista sembra aver voluto unire le sue pregresse operazioni di regia: mettere in scena un classico della letteratura e reinterpretarlo con una regia di sperimentazione. Il risultato è la sua Anna Karenina. Quello che mi colpisce delle trasposizioni di Joe Wright è la capacità di creare film che non deludono rispetto al libro da cui sono tratti, perché ciò a cui assistiamo è “altro” rispetto al testo di partenza. Il regista riesce a produrre nello spettatore un godimento estetico che non interferisce con l'esperienza pregressa di lettura. Siamo di fronte ad un’operazione estetica distinta e separata rispetto a quella vissuta con la lettura del libro. Riconosciamo la storia, ma si resta affascinati dalla sua reinterpretazione, quasi come se questa costituisse un valore aggiunto alle vicende dei personaggi che già conosciamo e abbiamo amato. La scelta geniale di Wright per la trasposizione di Anna Karenina è quella di girare in un teatro e far muovere gli attori su un palcoscenico. Peccato che il regista non è stato così coraggioso da portare fino in fondo la sua geniale trovata scenica, in quanto alcune sequenze sono girate in esterno, per cui la scatola del teatro si infrange. A mio parere il regista avrebbe dovuto andare fino in fondo, sfidare il pubblico in qualcosa di completamente nuovo. Ma la paura che il film potesse risultare per il pubblico troppo asfittico, fisso, chiuso ha forse frenato l’innovativo proposito iniziale. La scelta del palcoscenico è perfetta per rappresentare una storia, quella di Anna, che ha le movenze di una tragedia classica: Anna è una marionetta preda di un destino ineluttabile, già scritto fin dal suo primo apparire sulla scena. Ottima l’interpretazione di Keira Knightley, maestra nell’incarnare un’indole passionale soffocata dalle convenzioni e l’ipocrisia della società del suo tempo. Insomma un film che suscita emozione, appassiona e conferma l’immortalità della storia sventurata e tragica di un’eroina della letteratura mondiale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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